lunedì 28 luglio 2014

METTERE ORDINE ALL'INTERNO

Uno dei punti su cui poco si discute, all'interno dei vari gruppetti che compongono il vastissimo arcipelago ermetico-alchemico, è la necessità di fare ordine all'interno di noi stessi. Salvo rare eccezioni (e quasi tutte riferentesi a gruppi che seguono la tanto fastidiosa e noiosa Tradizione), si immagina di poter già iniziare ad effettuare determinate operazioni. Siano esse di natura strettamente magica o alchemica, poco importa. Il punto è che non conosciamo noi stessi. Perciò si dovrebbe sempre insistere, al costo di perdere aderenti alla propria organizzazione, sull'inappellabile necessità della purificazione. Questa parola, di cui si è forse abusato nel passato, senza peraltro esplicare bene le modalità attraverso le quali questa sarebbe dovuta avvenire, risulta essere invece essenziale, se si tende a uno sviluppo corretto e integrale del proprio potenziale. 
Visto che a noi piace parlare chiaro, e oggi più che mai appare necessario farlo, diremo che la cosiddetta purificazione non è affatto un processo di natura morale, come spesso si è cercato di far credere (volutamente o meno), ma più semplicemente riordinare la totalità o quasi dei processi della cosiddetta macchina biologica. Intendendo per quest'ultima molto di più dell'apparato fisico di cui siamo rivestiti.
E' vero che la cosiddetta morale (anche quella che si riferisce al mondo occidentale e al nostro tempo) può risultare utile, nel processo. Spesso la macchina è così sporca e deteriorata, nelle sue funzionalità, che un indirizzo morale può servire a incanalare l'attività in modo da facilitarla. Ma non è per tutti, naturalmente. E nelle Vie attive e solari, poi, lo è ancor meno, in quanto queste sono consapevoli del valore della morale soltanto in funzione di ciò che essa può consentire di ottenere. Ma il mondo in cui viviamo è abituato a pensare, invece, che la morale sia un insieme di norme - magari non scritte - ma ragionevoli e largamente condivise, che sarebbe bene seguire, a prescindere.
No: questo non funziona, nella Via.
Nella migliore delle ipotesi può funzionare solo per taluni, specie per i seguaci della Via Umida. Se poi questi si renderanno conto, nel corso del tempo, dell'utilità della morale, bene: potranno in linea teorica accedere ad un livello più consapevole della situazione. In alternativa, la strada dei cosiddetti Santi è sempre aperta, soprattutto in un'epoca di crisi vocazionale... :-)
Un bel po' di tempo passato a mettere ordine, comunque, è indispensabile. La durata di tempo, ovviamente, varia da individuo a individuo. In questo periodo, che potremmo definire probatorio, si deve analizzare con severità la propria natura egoica, e far emergere tutto il lordume che impedisce una chiara presa di coscienza. Gli esercizi sono molteplici, e se si desiderassero indicazioni più precise, si può rimandare tranquillamente ad alcuni esercizi pitagorici, ripresi poi da Steiner, Gurdjieff e compagnia, solo per citare due tra i più noti.
Ricercare un qualcosa di simile allo stato di Presenza, comunque, è di indubitabile importanza: solo in questo modo si può osservare. E a questo livello, per i fini che ci si propone, osservare è tutto. E' davvero tutto, e un buon praticante non dovrebbe fare altro. Limitarsi a osservare, invero, produce già una trasmutazione interiore: se non altro, per essere esemplificativi, perché si crea una separazione tra l'osservatore e l'osservato. Di fatto, ciò non poteva accadere, prima.

Per quanto questo sia un lavoro noioso, è fortemente raccomandabile, a costo - come già detto - di attendersi la perdita di allievi, anche quelli che apparivano più promettenti. Più la macchina viene osservata, più verrà pulita (in una fase successiva): più facilmente, allora, si potranno mettere in moto dei meccanismi nei livelli superiori, meccanismi che - se non lubrificati a sufficienza - una volta azionati causerebbero con ragionevole probabilità la rottura della macchina. Con conseguenze poco gradevoli, giusto per essere generosi con i termini.